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Be the change.

Fermatevi un momento. Guardate nei vostri armadi. Quanti capi avete? Quanti paia di pantaloni? Quante t-shirt? È sempre la solita storia, tanti capi ma non abbiamo mai nulla da indossare. Siamo la società del tutto e subito, ma a quale prezzo?

L’industria della moda ha un valore di 2,4 trilioni di dollari, ed è considerata oggi una delle più inquinanti al mondo.

I principali danni causati dall’industria tessile includono l’inquinamento delle acque, atmosferico e quello derivante dalla produzione di rifiuti solidi, per non parlare dei lavoratori costretti a ritmi di lavoro disumani con paghe al di sotto del living wage.

Con questo articolo vogliamo darvi alcuni spunti su come diventare parte del cambiamento partendo da un acquisto consapevole, indicandovi quali sono le scelte virtuose per prenderci cura dell’ambiente, perché prendersi cura dell’ambiente significa prendersi cura di noi stessi!

Insieme possiamo davvero fare la rivoluzione.

Da dove iniziare?

Diciamoci la verità, a tutti noi almeno una volta nella vita è capitato di acquistare capi e lasciarli nell’armadio. Le persone di solito amano quello che comprano ma odiano i 2/3 di quello che hanno nei loro armadi.

Frase tipo: “non ho nulla da mettermi!” (l’armadio pieno).

Lo “swap” è nato negli Stati Uniti ed è la soluzione migliore e più sostenibile se ci si vuole liberare dei capi inutilizzati. È un momento di scambio e di incontro organizzato tra amici, parenti, colleghi o sconosciuti.

L’organizzazione di uno scambio richiede tempo ed energie ma per semplificare il tutto esistono anche dei gruppi su Facebook.

NOTA: se pianifichi un evento di scambio privato, verifica le misure e l’integrità dei capi con gli altri partecipanti! Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. 😉


Un’altra soluzione super sostenibile è l’usato in quanto i capi non impattano sull’ambiente in maniera ulteriore essendo già stati prodotti. Ergo zero waste.

Per esempio sapevate che per produrre una semplice t-shirt di cotone occorrono 2700 litri d’acqua?
Il rovescio della medaglia è che l’acquisto di abiti di seconda mano può dare ai consumatori incoscienti, che comprano nei negozi di abiti usati per risparmiare, la possibilità di avere un maggiore potere di acquisto e per questo comprare più prodotti fast fashion.

NOTA: acquistare pezzi di seconda mano o vintage di alta qualità è sempre la scelta più giusta, se il budget lo consente.


Con il termine “slow fashion” si intendono tutte quelle attività nel mondo della moda che si contrappongono a una moda di massa consumistica, sommaria e priva di attenzione al dettaglio.

Lo slow fashion restituisce valore alle materie prime avendo un’organizzazione lenta e organica ma soprattutto si discosta profondamente da tutto ciò che è fast (scarsa qualità, alto tasso di inquinamento e velocità di produzione per cercare di stare sempre al passo con le domande sempre più in crescita dei clienti) inoltre i lavoratori di tutte le fasi di produzione lavorano in un ambiente sicuro e con paghe adeguate per vivere in maniera dignitosa.

NOTA: i capi Slow fashion sono creati con materiali sostenibili e tecniche di alta qualità, quindi i prezzi non sono alla portata di tutti.

Con questo articolo speriamo di aver suscitato in voi la curiosità e voglia di uscire dagli schemi per essere parte del cambiamento che ora più che mai è diventato necessario. Be the change!

Articolo scritto da Filippo De Nicola

Paris is Always a good idea

Vintage ’70 dress Urban Pep

Relax on the Seine

Vintage 80’s silk dress Urban Pep

Away form Rue de l’Université for a little break!

 Vintage 70’s dress with pointed collar Urban Pep

 

Un thé s’il vous plait!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Photographer: Alessandro Perra
Stylist: Vanessa Zuddas
Model: Lea Rostain